Il messaggio per la Pasqua 2016

Pasqua, solo l’amore schioda dalla croce. Questo il titolo del messaggio del Vescovo per la Pasqua, così come è stato pubblicato nel mensile diocesano L'Ogliastra nel numero di marzo. Lo pubblichiamo integralmente.

Pasqua, solo l’amore schioda dalla croce. Questo il titolo del messaggio del Vescovo per la Pasqua, così come è stato pubblicato nel mensile diocesano L’Ogliastra nel numero di marzo. Lo pubblichiamo integralmente.

Nessuno ama appassionarsi alla sofferenza e alla croce. Così come nessuno ama uscire perdente dalla lotta quotidiana contro il male, presente dentro e fuori di noi. Nessuno quindi ama la croce per la croce, anche se ognuno ne incontra e ne affronta diverse nella propria vita.
Consegnarsi alla propria storia, così come parteciparvi pienamente, significa cercare di dare un senso alla vita e alla morte. Pena, all’opposto, rimanere schiavi del non senso o del vuoto. Dolore, sofferenza, ma anche fatica, sacrificio, persino la tristezza – con tutti i possibili sinonimi – costituiscono lo scenario con il quale confrontarsi ogni giorno.
Qual è il segreto del credente di fronte a tutto questo? L’impegno è “tenere fisso lo sguardo su Gesù” (cf Eb 12,1-4). Sia per superare un’immagine distorta su Dio, presentato o talvolta percepito come Colui che “manda” le croci, ma anche per vincere l’idea che “prendere la croce” sia un gesto di rassegnazione. La scoperta a cui è continuamente chiamato il credente è invece quella di fissare il proprio sguardo su Colui che, amando fino alla fine, dà senso alla vita. In altre parole: domandarsi perché Gesù morì in croce equivale a chiedersi prima di tutto come visse.
Gesù si è lasciato inchiodare sulla croce non perché ha sofferto ma perché ha amato; e se è vero che nessuno ama inchiodarsi, ma piuttosto schiodarsi dal male e da ogni croce, la risurrezione di Gesù è la dimostrazione che il Padre – Dio – darà la vita a chi ama la vita e donerà futuro a chi non si è rassegnato a un presente di male e di sofferenza. Il credente che segue Gesù, per poter attingere vita dalla sua risurrezione, non evita di conformarsi a lui anche nella sua passione e nel suo modo di morire. E si collocherà in un orizzonte di fede che gli fa annunciare, vivere e celebrare questa certezza: non ci si può schiodare dalle nostri croci senza prima aver imparato ad inchiodarci ad esse, abbracciandole senza rifiutarle, accogliendole senza paura di perderci in esse. Per amore.       
La Pasqua è una bella notizia perché la vita di Gesù dimostra che la morte che risorge è come un frutto, nato dal dono di sé. E’ il frutto di una vita offerta per affrontare e sconfiggere tutte le dinamiche di morte che incontriamo, e alle quali Dio non ha assistito passivamente o da lontano, ma nelle quali si è immerso totalmente, fino a morirne. E’ l’amore quindi che merita la vita eterna. Il trionfo di Gesù nella risurrezione è il trionfo della volontà di Dio: “Dio vuole che tutti gli uomini siano salvati” (1Tm 2,4); salvati dalla morte, da ogni tipo di morte e non solo da quella che spegnerà questa esistenza terrena.
“Tenere fisso lo sguardo su Gesù” è una scelta di vita per combattere ogni giorno la tentazione di farsi guidare ad esempio dalla disperazione, dalla rabbia, dall’angoscia o dalla paura: sentimenti che non sembrano finire mai. Scegliendo quindi di attualizzare il modo con cui Cristo ha sconfitto la morte: offrendosi tutto a Dio Padre e non sottraendosi dall’amare, nonostante la sofferenza e l’odio. E morire così è vivere. Con fede osiamo dire che con Gesù risorto l’amore resta più forte di ogni rifiuto e di ogni debolezza.
Anche nel nostro territorio abbiamo bisogno di persone che contrastano con forza tutte le dinamiche di morte, di incompletezza e di imperfezione; persone che dove c’è odio si impegnino ad esercitare amore; dove c’è violenza abbiano atteggiamenti di mansuetudine e di mitezza; dove c’è il peccato compiano gesti di amore e di misericordia; dove c’è divisione mettano in moto dinamiche di fraternità, di comunione e di amicizia.
Buona Pasqua.
+ Antonello Mura